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Monticchio Laghi





Monticchio è a circa 14 km da Melfi, incastonato nel verde intenso del monte Vulture, suddiviso fra i comuni di Atella e Rionero in Vulture, formato da due frazioni, Monticchio e Monticchio Sgarroni. Ciò che caratterizza il piccolo centro sono i due laghi (detti "i gemelli del Vulture"), che occupano il doppio cratere centrale vulcanico del Vulture: il Lago Grande (0,4 km²) e il Lago Piccolo (0,1 km²), separati dalla strada statale oramai chiusa al traffico. Simili a prima vista sono in realtà molto diversi. Il Lago Piccolo ha sponde molto ripide, ed è profondo circa 38 m.. Il Lago Grande invece occupa una cavità a forma di imbuto , con bassifondi piuttosto piatti e che solo nella parte Nord diventano una fossa profonda 36 metri. Il Lago Piccolo è alimentato da alcune sorgenti che da questo, attraverso un ruscello, alimentano il Lago Grande, situato a quota leggermente inferiore. Dal Lago Grande, le acque si riversano nel fiume Ofanto, attrverso un emissario che in estate e spesso in secca.

Monticchio è l'unico luogo del Meridione in cui la ninfea, Nimphea alba, attecchisce e vegeta in modo spontaneo; Le grandi foglie galleggianti sono trattenute sul fondo da steli lunghi fino a 4-5 m. ed emergono in superficie a primavera. Gli organismi acquatici ne traggono vantaggio e crescono più rapidamente dei laghi che ne sono sprovvisti. Un lago senza piante in genere è un lago privo di vita.

I boschi che circondano i laghi sono di importanza rilevante perché hanno creato l'habitat ideale per una specie di farfalla notturna che si credeva assente in Europa. Nel 1963 infatti lo studioso Federico Harting scopriva nei boschi del Vuture una specie nuova di farfalla per la scienza, di genere ritenuto assente in Europa. La Bramea (Acanthobrahmaea) il cui habitat ideale è posto a quote più basse, dove i boschi costeggiano il fiume Ofanto e la fiumara di Atella, ha reso la zona di interesse rilevante per gli amanti di ornitologia. La Bramea, una falena, ha corpo tozzo, colori non molto sgargianti e disegni sulle ali, che la mimetizzano perfettamente con i tronchi su cui si posa. La Riserva delle Grotticelle, estensione di 209 ettari ne tutela la specie ed è unica in Europa a protezione di una farfalla. Rimane il luogo turistico più visitato della regione nel periodo estivo e nel giorno di Pasquetta dove si riversano migliaia di turisti provenienti dalle regioni limitrofe.

L'abbazia di San Michele

Fondata dai Benedettini nel X sec. fu costruita su una grotta scavata nel tufo, nei pressi della quale sono stati ritrovati depositi votivi risalenti al IV-III sec. A.C. La Grotta dell'Angelo dedicata a S. Michele era sede di riunione dei monaci italo-greci che la usavano per le loro preghiere. In seguito nel 1456 l'abbazia passò ai Cappuccini, che fondarono una biblioteca e un lanificio. La costruzione è formata da un convento con diversi piani, una chiesa di epoca settecentesca e la cappella di S. Michele. Vi si accede da un sentiero che attraversa i boschi e conduce all'abbazia che, su una falda del monte Vulture, completamente bianca crea un gradevole contrasto con la natura circostante. Nel 600 la Badia di San Michele fu presa in commenda dal Cardinale Borromeo e successivamente da Cardinale Filippo Neri. Divenne grazie a loro un luogo di pellegrinaggio molto frequentato.


Il convento di Sant'Ippolito

Fra il lembo di terra in mezzo ai due laghi, si trovano i ruderi del convento di S. Ippolito, fondato dai monaci Benedettini . Il complesso architettonico e di eccezionale interesse, che ancora oggi è oggetto di studi e ricerche condotte da parte della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Basilicata. Il sito fu sicuramente abitato tra il XI e il XII secolo, dai monaci, insediatisi nel Vulture per contrastare l'influsso della Chiesa di Bisanzio e che proprio sull'istmo dei laghi costruirono la chiesa ed il convento in onore prima a S. Pietro, in opposizione a S. Basilio e successivamente a S. Ippolito di cui restano solo pochi ruderi. Ulteriori scavi effettuati agli inizi del 1960, portarono alla luce una serie di capitelli figurati che rivelarono una serie di strutture poste ad una quota di circa due metri sottostanti il piano di calpestio della chiesa. Attraverso uno scavo nella zona si scoprì l'esistenza di un vero impianto architettonico di epoca alto-medioevale formato dalla sagoma di un tricorno incastonato su un corpo rettangolare diviso in due campate di cinque pilastri di forma rettangolare. Sono Tuttora in corso scavi per portare alla luce ulteriori elementi.

Bibliografia

Alcune foto e scritti sono stati prelevati dal Libro scritto da Padre Carlo Palestina - Monticchio (Il Cenobio, La Badia, Il convento), Editore S.T.E.S


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